Il potere dell’ascolto

di Manuel Caviglia
Giornata lavorativa intensa, stressante, e tra call, meeting, mail ti rendi conto di aver interagito con una trentina di persone e di esserti mosso in almeno 10 fronti o attività diverse. Sono le ore 20 e decidi che è il momento di staccare. Prepari velocemente una cena accompagnato da notifiche di altre mail e messaggi che fanno presagire cosa ti aspetterà domani e dopo un rapido pasto ti prepari a rilassarti un po’ stando in famiglia o uscendo con degli amici.
Le persone intorno a te o i personaggi della TV ti parlano, le notifiche continuano ad essere tue compagne fedeli e la tua attenzione è divisa tra le parole di chi hai di fronte, ciò che avresti dovuto fare oggi e non hai fatto, ciò che dovrai fare domani e non sai se avrai tempo…Ora di dormire, tanti pensieri affollano la mente che vaga, prendendo il posto del meritato riposto che dopo un po’ di fatica finalmente arriva. Qualche notifica continua a giungere durante la notte, inascoltata, ma in una famelica attesa del tuo risveglio in modo da assorbire parte della tua attenzione.
Un Coach a questo punto potrebbe chiedere a questa persona, dopo che ha descritto questa sua routine:
In quali occasioni la tua attenzione è pienamente focalizzata?
Una bella domanda che stimola una riflessione in una storia comune e condivisa nella realtà socio-economica che viviamo oggi.
Una domanda che ha un vissuto che è anche parte della storia del Coach.
Lui ricorda i suoi primi passi, la formazione, le simulazioni durante la scuola di coaching. L’iniziale insicurezza nel chiedersi: “farò la domanda giusta?” o “Come porto avanti la sessione?”.
Domande assillanti come “notifiche” interne che impedivano il flusso delle domande da esternare, trascurando l’elemento chiave che fa sorgere la domanda giusta, una delle competenze fondamentali per un Coach: l’Ascolto.
Il nostro amico Coach ricorda bene di quando arrivava alla sessione con la sua lista di domande preparate, sperando che lo aiutassero a far fluire la sessione.
Ma man mano che le “notifiche” venute dall’insicurezza lasciavano il posto alla padronanza l’ascolto si faceva più presente ed improvvisamente le domande fluivano, qualcuna della lista, ma la maggior parte, quelle potenti, che evocano consapevolezza, arrivavano dall’ascolto, dall’attenzione totale che il Coach metteva nelle parole del cliente, nei silenzi, negli spazi che l’ascolto consente.
L’ascolto iniziava ad aprire le porte a quel regno magico che si chiama intuizione, che faceva sorgere la domanda chiave e, con questa, nuove possibilità inesplorate per il cliente, che attraverso metafore, pensiero laterale e sue proprie intuizioni trasformava la creatività in azioni concrete. In questo modo le sessioni fluivano come una bella danza a due, gli obiettivi apparivano meno lontani.
Tempo per un’altra domanda da Coach:
Cosa ti impedisce di ascoltare pienamente?
A questo punto la risposta potrebbe sorgere facile: le notifiche? Distrazioni esterne e interne che distolgono la nostra attenzione dal momento presente e che ci portano verso una vita distratta. L’insicurezza? Che ci assilla con un dialogo interiore che chiude le porte al magico regno dell’intuizione. In realtà il Coach esperto sa bene che ognuno troverà il suo “cosa ti impedisce”.
Tanti “cosa” diversi che spesso nascondono un elemento in comune, l’illusione di dover dare attenzione a tutto, di non dover mai lasciar andare.
Il voler sempre avere il controllo…che porta il Coach ad arrovellasi sulla prossima domanda perdendo gli spunti che il cliente offre che se ascoltati e restituiti aprono le porte alla domanda potente.
Ed è sempre questo impulsoche ci porta a seguire tutte le notifiche, essere sempre connessi e sul pezzo per la paura di perderci qualcosa, rifiutando l’idea, forse ancora più spaventosa, che il mondo in fondo può andare avanti anche senza il nostro controllo su tutto.
Ecco di nuovo il Coach:
In quale ambito ti sarebbe utile mollare il controllo?
Anche qui ognuno troverà il suo…sul lavoro attraverso la delega, stare meno con il fiato sul collo con i propri figli e lasciargli i loro spazi, capire meglio le esigenze del partner e non sovrapporre sempre la propria mappa, concedersi dei momenti per se stessi….
Ultima domanda:
Che opportunità potranno aprirsi in questo modo?
Nell’ascolto troviamo una strada per mollare il controllo, accettando che quando siamo pienamente focalizzati perderemo molto altro ma allo stesso tempo noteremo altre cose che ci sfuggono e che spesso sono le più importanti da coltivare.
Gli affetti, i nostri principi e valori più importanti, la ricerca di senso.
Ci sfuggono perché non mandano notifiche chiare, non si mostrano come urgenti e alle volte per dargli attenzione e coglierne l’importanza abbiamo bisogno di “notifiche” dell’Universo, che attraverso imprevisti, incidenti o persino malattie ci consentono di rivedere le nostre priorità e ad ascoltare la nostra stessa vita diversamente. Per fortuna possiamo fare a meno di questi imprevisti e scegliere di attivare consapevolmente il potere dell’ascolto.
Il professionista che si avventura nella metodologia del Coaching, se si affida al flusso della sessione, attraverso l’ascolto e il focus favorirà, come già detto, le scoperte e le intuizioni dei suoi clienti e, scoprendo questo dono, con l’allenamento e l’integrazione della competenza inizierà ad azionarla nella sua vita quotidiana.
Tutto questo potrà portarlo a percepire diversamente ciò che accade dentro e fuori di lui. A scegliere più consapevolmente a cosa dare e a cosa togliere il proprio focus.
E allora nel mezzo del tram tram quotidiano, tra mille impegni, cose a cui dare attenzione scoprirai che insieme a te può esserci un ascoltare che osserva in silenzio, vedendo e capendo che in fondo è tutto un po’ un gioco e, con l’aiuto di questa nuova leggerezza, ti aiuterà a capire meglio come e quando alzare o abbassare il volume degli stimoli/notifiche che ti circondano
Ti metterai in posizione di ascolto della tua vita, sarai il tuo stesso Coach.
Immagine tratta da DALL-E2 con la frase “dall’ascolto nasce all’intuito”